30 marzo 2023

Bella iniziativa dei forni di Polpet

 

 FUGAZZA

Ingredienti: 500gr.di farina,1 bustina di lievito per dolci,3 uova e 1 albume,80 gr.di burro,120gr.di zucchero,poco Rosolio,zucchero in granella,mandorle affettate, burro per ungere la placca,sale.


In una ciotola mettere la farina con il lievito,aggiungere le uova,il burro e lo zucchero.Profumare con il rosolio,un pizzico di sale mescolare bene con un cucchiaio di legno e poi con le mani per ottenere un impasto morbido e liscio, coprire e lasciare lievitare vicino a una fonte di calore per due ore.


Imburrare la placca,prendere l'impasto e fare una pagnotta da adagiare sulla placca,pennellare con l'albume montato a neve, decorare con la granella di zucchero e le fette di mandorle, quindi infornare a 200 gradi per 30 minuti .


Tipico dolce, inizialmente si faceva solo a Pasqua ma ora vista la bontà viene prodotta tutto l'anno.




E non dimenticate di fare il vostro segno, come si usava una volta, o mettere le uova sode per deocorare

Antica cartolina, mia collezione


 

8 marzo 2023

Un post di fb della Biblioteca civica di Belluno

 LA CONTADINA BELLUNESE NELL’800 

La contadina ideale –scrive il Bazolle- doveva essere “na femena doppia”, dotata cioè d’un fisico robusto e resistente. Lavorava da mane a sera, doveva preparare i pasti, badare a maiali e galline, filare e tessere, occuparsi della prole. I contadini si sposavano “solo per non dover prendere una serva alla quale oltre il vitto dovrebbero dare anche un salario”. Secondo Riccardo Volpe la condizione muliebre in campagna era miserevole perché trascorrevano molto tempo in stalle mefitiche e dormivano “in strette e soffocanti cameruccie, talora sotto tende mobili  in mezzo ai prati montani durante la falciatura”. All’aperto si esponevano “alle saltuarie temperature di primavera, al sole, al vento, alle pioggie temporalesche della state e dell’autunno. “Poco caute e mal nutrite nei puerperii, ripigliano le loro occupazioni pochissimi giorni dopo il parto, ond’esse perdono la freschezza della gioventù a venti anni”. Inoltre “si sobbarcano poi occupazioni e fatiche sproporzionate al loro sesso, perché fungono come bestie da soma; portano cioè colle loro spalle enormi pesi, salendo viottoli ripidi e pericolosi”. Vasto è il loro mansionario: “Nel verno filare, la canape, il lino,la lana, il fare di maglia, il cucire per lo più per uso della famiglia, e di rado per guadagno; nelle altre stagioni tutto ciò che si richiede per il lavoro del podere, cioè mondare i prati, scalzare e rincalzare il granoturco,  rastrellare i foraggi falciati dagli uomini, mietere e trebbiare a mano le biade, cavare la canape e il lino e dicanapularli a mano, caricare sui carri foraggi o portarli sui fienili, raccogliere e trebbiare a mano il granoturco, infine raccogliere e caricare lo strame per la lettiera delle stalle”. Di conseguenza, conclude Volpe, “nessuna frazione di tempo rimane alle contadine per occuparsi in guadagni”. Ubbidienti al pater familias, le contadine, silenti eroine del quotidiano erano macchine da lavoro senza diritti e con tantissime responsabilità. In poche superavano i 60 anni d’età.


Ricordi dell'antica lavorazione della canapa tessile

 

L'antica lavorazione della canapa tessile

 

L'antica lavorazione del lino, parte terza

 

L'antica lavorazione del lino, parte seconda

 

L'antica lavorazione del lino parte 1