13 dicembre 2022

Altra versione per fare il salame in casa, forse più semplice

 





salame fatto in casa

700 g di carne di maiale
300 g di pancetta fresca
100 ml di vino rosso secco
1 cucchiaio (dessert) di sale per stagionatura
1 cucchiaio di salsiccia secca
1 cucchiaio di condimento per salame
1 cucchiaino aglio in polvere
1 cucchiaino (caffè) di antiossidante
Nel robot da cucina mescolare bene tutti gli ingredienti. Con la pellicola, stendere l'impasto a forma di salame.
Refrigerare per almeno 12 ore.
Il giorno dopo, cuocere in forno per circa 30 minuti.





Bella foto d'epoca tratta dal profilo FB -La campagna appena ieri-

L'asciugatura dei salami



Fare il salame in casa, ricetta con un noto norcino

 

9 dicembre 2022

Fare il pane nei cortili


 Ricordo che ogni cortile aveva un luogo dove si produceva il pane per tutti. Nel senso che la massaia preparava il suo pane, lo siglava e portava al forno dove lo cuocevano e il pane durava almeno 1 settimana.

A questo proposito ho trovato questo documento di Veneto Agricoltura che ne parla e io lo trascrivo:

I vari fabbricati degli insediamenti rurali complessi comprendevano anche un piccolo corpo

adibito a forno, il più delle volte isolato, per

evitare il rischio di estendere un eventuale incendio agli edifici circostanti, oppure a ridosso

del porcile. Il tradizionale forno per la cottura

del pane, costruito con mattoni, si diffuse nelle

nostre campagne, però non in modo capillare

come i camini, tanto che ora è quasi del tutto scomparso. Strutturalmente assomigliava a

un mezzo uovo, profilo che dal punto di vista

scientifico risulta il più vantaggioso ed economico per concentrare, conservare e comunicare il calore necessario alla cottura. Si componeva di una camera o fornace a forma di cupola, a pianta ovale o ellissoidale, di superficie

1,2÷1,5 mq. La volta di copertura (bala, cielo)

aveva posizione a un’altezza uguale a circa 1/3

o 1/4 della lunghezza della suola. La cavità si

apriva sul davanti con la bóca ad arco solitamente larga 35-45 cm e altrettanto alta, chiusa

dal fèro da forno, sportello incernierato o completamente asportabile, in origine di pietra e

solo di recente in metallo, avente una maniglia

che evitava scottature alle mani.

Sino alla fine dell’Ottocento sia la suola che

la volta soprastante erano realizzate con normali quarèli cotti; soltanto in seguito cominciò a diffondersi l’impiego delle piére da fógo,

ossia dei mattoni refrattari, più resistenti alle

alte temperature. Uno spesso strato di creta,

cenere, sabbia o comunque di materiale ad

alto calore specifico, avvolgeva tutto intorno la

volta di mattoni, al fine di svolgere la funzione d’isolante e soprattutto di ‘volano’ termico.

Ciò faceva in modo che, qualora riscaldato a

dovere, il forno avrebbe potuto essere utilizzato per più infornate (cotte) di pane. L’altare

(ara o bancàle) creato davanti alla bocca del

forno, in prosecuzione della suola interna, fungeva da piano di appoggio29. Nel caso in cui

il forno fosse costruito in un corpo di fabbricato separato dagli altri, il tutto era racchiuso

con quattro muri perimetrali coperti da tetto

a capanna, prolungato in avanti con una sorta

di portichetto, utile per cucinare il pane anche

nelle giornate di pioggia.

Durante la fase di riscaldamento a fuoco vivo,

il fumo, e in genere il gas di combustione della

legna, fuoriuscivano con l’aiuto di uno o due

àrfi, piccole aperture poste sopra la bocca; da

lì sfociavano nella canna di esalazione addossata alla facciata anteriore del forno. La canna

fumaria iniziava appena fuori del portello e

terminava sopra il tetto con un semplice comignolo posto in asse con il colmo del tetto

stesso. In qualche caso tra la suola e il cielo si

lasciavano dei piccoli pertugi con funzione di

prese d’aria in comunicazione con il vano sottostante adibito a ripostiglio della legna. Per

assicurare un certo isolamento termico anche

alla suola, tra questa e il piccolo solaio di legno

che la reggeva, s’interponeva uno spesso strato

del medesimo materiale con cui si ricopriva la

volta.

La prima operazione da eseguire per l’utilizzo del forno consisteva nell’accendere il fuoco, adoperando fascine di legna di campo o

preferibilmente tralci di vite. Seguiva la formazione delle bronse (braci ardenti) e la loro

raccolta ai lati della camera di combustione;

talora bisognava attendere che le stesse perdessero di vigore per procedere alla totale

asportazione mediante il ràvio (tirabrace),

attrezzo dal lungo manico terminante con un

ferro ricurvo adoperato per estrarre anche il

pane. Il forno aveva raggiunto la temperatura

desiderata quando la volta assumeva un colore

biancastro, ben noto ai fornai di professione e

alle massaie addette a queste operazioni30. Per

fericare che il forno non fosse eccessivamente

caldo (oltre 210 °C) si introduceva un po’ di

paglia o un foglio di carta che poteva prendere

fuoco.

A questo punto, prima di introdurre il pane

lievitato e debitamente manipolato, pronto

per la cottura, si puliva ben bene la suola con

lo spassolón, straccio di tela di sacco umidificato, applicato all’estremità di una lunga asta,

dopo aver levato tizzoni e cenere31. La sera

prima si preparava il lievito (levà) e la mattina

seguente veniva impastato con la farina dentro

la panàra, contenitore rettangolare in legno;

il tutto era passato sotto la gràmola per domare la pasta mentre la si rivoltava. Con essa

prendevano forma grossi pani (ciòpe) segnati

con una croce. Una volta inserito il pane e

chiuso ermeticamente il rovente sportello del

forno anche con la boàssa (sterco bovino), si

poteva controllare il procedere della cottura

tramite il bocarólo o bu∫o, uno spioncino, magari aiutandosi con l’introduzione di una piccola candela accesa.

I forni erano perlopiù presenti nelle residenze

di proprietari benestanti, nelle grandi case di

campagna o nelle córti (nel senso d’insediamenti) rurali più complesse. Il pane bianco,

sfornato fragrante ogni giorno, era disponibile

solo in città e prodotto da chi, per professione, faceva il fornàro (fornaio). Tuttavia, per

trovare comunemente queste figure professionali e i relativi esercizi pubblici bisogna arrivare all’Ottocento. In campagna il pane non si

comprava, ogni famiglia trasformava la farina

del proprio grano tenero cuocendone un’inForno del pane aD uso comune

212

fornà o cota de pan oppure mezza infornata

alla volta32. In quest’ultimo caso il pane veniva

contraddistinto con particolari segni per riconoscere quello di una o dell’altra famiglia.

Sennonché, come si è detto, non tutti i rustici

disponevano di un forno. L’uso dei forni domestici spesso si estendeva in maniera alternativa alle famiglie vicine, sprovviste di questo manufatto, in un clima di reciproco aiuto.

Dunque, laddove esisteva, costituiva una sorta

di ‘servizio comune’ o di uso promiscuo. Ecco

un motivo per il quale il forno trovava sovente

ubicazione all’interno di una costruzione, ma

con accesso indipendente (sotto il portico ad

esempio) o in un piccolo corpo di fabbricato

a sé stante 33. Se andiamo indietro nel tempo,

scopriamo che il pane era cotto nei forni dei

proprietari delle ville. A Mira i Contarini, una

delle famiglie veneziane più potenti, possedeva lo jus (diritto) del pane! Chi voleva cuocere

il pane doveva pagare un dazio ai patrizi veneziani. Solitamente i padroni delle ville permettevano che i coloni usufruissero del manufatto;

in compenso questi dovevano corrispondere

in cambio, oltre alla legna, anche prestazioni

di lavoro34.

A partire dal Seicento la diffusione del grano

turco e il conseguente utilizzo della polenta, se

da una parte liberò il contadino da una specie

di schiavitù alimentare nei confronti delle famiglie benestanti detentrici di forni, dall’altra

impoverì la sua dieta alimentare con le conseguenti carenze vitaminiche e diffusione della

pellagra. Quindi il pane bianco per il coltivatore rimase ancora a lungo un lusso che soltanto le famiglie ricche e quelle risiedenti in città

potevano permettersi. Oggigiorno il pane non

è più prodotto in casa ma soltanto dai fornai e i

forni campestri conseguentemente sono scomparsi. Addirittura quello che in passato rappresentava un bene agognato, oggi è diventato

quasi una minaccia per la nostra ‘linea’35. ■

350 351

forno

legnaia

sabbia o argilla

canna fumaria

bocca

Qui sotto, 350, dozzinale forno del pane e,

in primo piano, fornèla, lissiàra o fogón, opere da

tempo abbandonate e situate a Susegana (Tv).

351, schematica sezione longitudinale di un

tradizionale forno in muratura a figura di mezzo

uovo, forma questa tutt’ora adottata negli

apparecchi a legna dei pizzaioli.

Nella pagina a fianco, altri esempi di forni

visti dall’esterno, con gli antistanti portichetti

per il riparo dalla pioggia (352, a San Zeno di

Montagnana e 353, a Resana), e ripresi dall’interno.

In particolare, la foto 355 raffigura un manufatto

parzialmente crollato a Cervarese Santa Croce (Pd),

che svela la tipica forma semiovale della bala

(volta di copertura).

( le foto non sono fruibili, ma se chiedete a Veneto Agricoltura magari vi possono indicare)


Ora vi metto alcuni indirizzi per ricette con il pane ( cliccateci )

https://www.waldkorn.it/pan-biscotto-pane-veneto/


https://www.waldkorn.it/torta-di-pane-radicchio-cavolo-nero/


https://www.bossico.com/sapori-tipici/il-pane-di-patate/




8 dicembre 2022

Raccogliere la legna caduta nel bosco

 


Oltre a contribuire al reddito familiare era un'ottimo sistema per tenere puliti i boschi e verificarli.

7 dicembre 2022

Il foliage di una volta



 Il foliage di una volta:


Quello che oggi interessa  solo i fotografi e i turisti è il foliage autunnale.

Neanche poi tanti anni fa, invece era una manna per chi aveva le bestie nella stalla.

Venivano raccolte le foglie ( quindi pulizia del bosco) e poi usate come strame per raccogliere le deiezioni , creando quindi un ottimo e biologico letame.

1 settembre 2022

La lisciva , il vecchio metodo per lavare i panni e altri consigli con la cenere

 

La cenere è una sostanza naturale che vanta numerose proprietà e che, come tale, si presta ad essere utilizzata in vari modi:


In ambito domestico rappresenta un valido alleato per la pulizia della casa per:


Pulire il vetro del camino o della stufa a legna o a pellet utilizzando semplicemente una spugna e la cenere senza necessità di acquistare specifici prodotti commerciali, peraltro costosi e non sempre efficaci.

Sbiancare i capi bianchi con ammollo di mezzora in acqua calda e cenere filtrata.

Per pulire e lucidare l'acciaio inox: pentole e ai coperchi. Versatene due o tre cucchiai in un bicchiere e aggiungete dell'acqua a poco a poco, fino ad ottenere un composto cremoso da strofinare sulle superfici con una vecchia spugna.

Per pulire e lucidare l'argenteria: Potrete mescolare la cenere con delle piccole quantità di acqua tiepida o di succo di limone, fino ad ottenere un composto cremoso. Strofinate con delicatezza, utilizzando una spugnetta morbida, gli oggetti in argento da pulire per farli di nuovo risplendere.

La cenere è uno dei rimedi tradizionali utilizzati dagli agricoltori per allontanare le lumache dall'orto e per impedire che raggiungano gli ortaggi. Dovrete cospargere i bordi delle aiuole del vostro orto con della cenere prima che le lumache inizino ad arrivare. La cenere è un buon sostituto dei prodotti anti-lumache comunemente in vendita e non è velenosa per gli animali domestici.

Per rimuovere al meglio le tracce e gli aloni di colore dalle lavagne bianche a pennarello. La potrete strofinare in piccole quantità anche sui segni lasciati da un pennarello indelebile che sia stato utilizzato per errore per scrivere su una lavagna bianca.

Utile per arricchire il compost in giardino, ma la dovrete aggiungere soltanto in piccole quantità, per non rovinare il tutto. E' preziosa soprattutto per facilitare il compostaggio delle bucce di agrumi. Le potrete conservare a parte in un secchiello con della cenere prima di trasferirle nel contenitore per il compostaggio vero e proprio.

E' l'ingrediente di base per la preparazione della lisciva, insieme a della semplice acqua di rubinetto.


Dalla preparazione della lisciva otterrete un liquido adatto alle pulizie domestiche e una crema pulente alla cenere, che sarà perfetta per rimuovere lo sporco ostinato da pentole e stoviglie.


A partire dalla cenere di legna potrete preparare in casa il sapone con un metodo semplicissimo, che richiede di aggiungere a questo ingrediente semplicemente dell'acqua e dell'olio extravergine d'oliva. Preparerete una lisciva molto concentrata che, unita all'olio, permetterà il verificarsi della reazione di saponificazione.



Chi ha la stufa a legna è favorito perchè la produce in casa, chi non ha questa possibilità ho visto che online viene venduta.




Vecchi mestieri, l'elenco

 



Inauguro una nuova pagina che raccoglie i vecchi mestieri di una volta, cliccate sulla scritta


!. la lisciva( lavare con la cenere e altri consigli)

2. Preparare la falce per la fienagione Video





https://alpagocansiglio.blogspot.com/2022/12/fare-il-pane-nei-cortili.html