7 gennaio 2023
3 gennaio 2023
In Gennaio si montava il telaio e si iniziava a tessere.
In Gennaio si montava il telaio e si iniziava a tessere.
Il filato più usato era la canapa.
Di questa pianta ne conosciamo giusto il nome anche se è bandita dai nostri campi da decenni.
In Italia la produzione di canapa tessile è sempre stata ai massimi livelli. Nell’antica tradizione italiana la canapa era diffusa principalmente a causa dell’espandersi delle Repubbliche Marinare che la utilizzavano largamente per il sartiame e per le vele delle proprie flotte da guerra sfruttandone la leggendaria resistenza e leggerezza.
La tradizione di utilizzarla per telerie ad uso domestico è molto antica.
Si calcola che nella sola Emilia-Romagna (regione particolarmente predisposta alla coltivazione della canapa in ragione della qualità e dell’umidità del suolo), nel 1910 vi erano 45.000 ettari di terreno coltivati a canapa, soprattutto nel Ferrarese, mentre il dato complessivo di tutta Italia portava la superficie a 80.000 ettari.
Negli anni ’50 l’Italia era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica) con ben centomila ettari coltivati. Tutta la zona emiliano-romagnola aveva una florida economia basata essenzialmente su questo prodotto. Il suo stesso territorio con canali, maceri, campi sterminati, si è configurato nei secoli anche secondo le esigenze di produzione e di trasformazione della canapa.
La canapa ha la particolarità di poter essere coltivata ripetutamente sullo stesso terreno,dal momento che non lo impoverisce, bonificando e ammorbidendo la struttura dei terreni induriti da uno sfruttamento eccessivo, grazie a radici profonde e sottilmente ramificate. Può arrivare in alcuni casi fino a 7 metri di altezza, ed è una barriera ideale contro le impollinazioni di altre colture dal momento che il suo olio è un antiparassitario naturale.
In tre mesi dalla semina la canapa è pronta per il raccolto.
LA CAMPAGNA APPENA IERI gruppo FB